Clipeologia

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arconte73
view post Posted on 7/1/2010, 20:27




Gli U.F.O. nella storia
La clipeologia, come la paleoastronautica, studia testimonianze di eventi misteriosi che ci giungono dall’antichità; si tratta di una branca dell’archeologia ancora non ufficiale. L’aspetto che differenzia la clipeologia dalla paleoastronautica riguarda il suo campo di ricerca, che si concentra su indizi, ad esempio in dipinti o affreschi, che facciano pensare all’esistenza dei dischi volanti o U.F.O. (oggetti volanti non identificati). Il termine Clipeologia deriva infatti dalla parola Clipeo, in latino clypeus, che stava ad indicare gli scudi tondi degli antichi romani; Plinio il Vecchio (23 – 79 d.C.) nelle Historiae Naturales, descrive come clipei ardentes (scudi infuocati) certe strane apparizioni nei cieli. Riferimenti ad avvistamenti di questo tipo si trovano anche nelle opere di Plutarco, Eschilo e Valerio Massimo. Altre testimonianze ci giungono da Senofonte, che nella sua opera Anabasi (risalente al IV secolo a. C.) redige una classifica dei misteriosi oggetti volanti: li descrive nelle forme a conchiglia, piatti, a campana, triangolari. Alessandro Magno descrive una flotta di “grandi scudi di argento scintillante” che sorprese l’esercito greco mentre attraversava il fiume Jaxartes, in India. Cicerone, nel suo "De Divinatione ", racconta: “...il sole splendette nella notte, con grandi rumori nel cielo e il cielo sembrava esplodere e stupefacenti sfere vi apparvero...”.



Introduzione alla Clipeologia




Ufologia storica
I riferimenti storici circa gli oggetti volanti non identificati sono più numerosi di quanto ci si potrebbe aspettare; gli avvistamenti di UFO nel passato ci vengono tramandati sotto forma di dipinti o testi. Pare che nell'antica Roma si siano verificati diversi avvistamenti: Plinio il Vecchio (23 – 79 d.C.) nelle Historiae Naturales, descrive come clipei ardentes (scudi infuocati, da qui il termine clipeologia) certe strane apparizioni nei cieli. Riferimenti ad avvistamenti di questo tipo si trovano anche nelle opere di Plutarco (45 – 125 d.C.), Eschilo (525 a.C. – 456 a. C.) e Valerio Massimo (I sec. d. C.). Anche il libro dei libri, la Bibbia, è ricco di riferimenti oscuri che farebbero pensare ad incontri con extraterrestri, più precisamente nel libro di Ezechiele:

«Io guardavo, ed ecco un vento tempestoso avanzarsi dal settentrione, una grande nube che splendeva tutt'intorno, un fuoco da cui guizzavano bagliori, e nel centro come lo splendore dell'elettro in mezzo al fuoco.” (Ez.1, 4). “…Le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro avevano forma identica: apparivano, nella loro struttura, come se una ruota fosse in mezzo ad un’altra. (Ez. 1,16) Così movendosi potevano andare verso quattro direzioni, senza voltarsi nei loro movimenti. (Ez.1,17) La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutto all'intorno ...» ( Ez. l , 18).



Altre testimonianze ci giungono da Senofonte, mercenario e scrittore poligrafo di origine greca del quale ci sono pervenute molte opere complete, che nella sua opera Anabasi (risalente al IV secolo a. C.) redige una classifica degli oggetti volanti avvistati in base alla loro forma; li descrive nelle forme a conchiglia, piatti, a campana, triangolari. Alessandro Magno descrive una flotta di “grandi scudi di argento scintillante” che sorprese l’esercito greco mentre attraversava il fiume Jaxartes, in India. Cicerone, nel suo De Divinatione, racconta: «...il sole splendette nella notte, con grandi rumori nel cielo e il cielo sembrava esplodere e stupefacenti sfere vi apparvero...». Tito Livio, vissuto dal 59 a. C. al 17 d.C., nella sua "Storia di Roma", cita i famosi clipea ardentes, oggetti a forma di scudi circolari che volano nel cielo. Tali prodigi vengono avvistati sopra molte città dell'Impero; inoltre, lo storico, aggiunge anche che il secondo re di Roma, Numa Pompilio, fu personalmente testimone della caduta dal cielo di uno di questi "scudi volanti". Pare che il monarca lo annoverò tra gli oggetti di culto delle pratiche religiose che promosse.

Anche Lucio Anneo Seneca, filosofo, politico e drammaturgo dell'antica Roma, scrisse nel suo trattato di scienze naturali (Naturales quaestiones) di misteriose "travi luminose" che apparivano improvvisamente sulle città e permanevano immobili per diversi giorni. Successivamente, sparivano senza lasciare traccia. Queste “travi” vennero descritte anche molto più tardi da Benvenuto Cellini (1500-1571), il quale viaggiando da Roma, a cavallo, verso Firenze insieme ad un compagno di viaggio, osservò un’enorme "trave luminosa" stagliarsi nel cielo sopra Firenze.
 
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