Metafonia, da http://www

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arconte73
view post Posted on 6/12/2009, 19:14




Molta metafonia nasce da un tentativo disperato di ritrovare ciò che si è perduto, però tutto quello che viene estromesso dalla realtà non ritorna, giacché la struttura del tempo è irreversibile. La morte è questa esclusione dal reale. Dinanzi a questa cruda sostanza restiamo scompaginati, impietriti, nessun significato può digerire o contenere la morte. La sua gelida presenza ci travolge e ci rende fiacchi, nessun urlo può valicare questo deserto senza fine. Ma gli orizzonti non sono mai definiti sono spesso sfumati con colori che sanno d'argento, di porpora, di malinconia, di dolcezza.

L'orizzonte, la sua linea immaginaria che delimita il nostro campo visivo, spinge oltre la nostra fantasia, ci riporta sull'orlo del baratro, quel cratere oscuro che in qualche modo vorremmo oltrepassare. La sua notte però non ci permette di visualizzare alcuna alternativa. Ma il trapasso è come il tramonto dove i suoi colori, le ombre tratteggiano le forme, le rendono più evanescenti, più plastiche. E' possibile, tuttavia, intravedere una nuova luminosità, scorgere la metafora di un altro giorno.

Talvolta la mente attraversa luoghi imprecisati, non definiti, dove costruisce un puzzle riscrivendo le immagini più incerte della propria vita, un deja-vù che trascina, davvero, lontano l’almanacco dei ricordi. La mente attraversa spazi ipotetici, dissolvenze in una religiosa presa dell'animo e forse nella metafonia, qualcosa d'inaspettato, un sesto senso, potrebbe recepire frange di realtà più fuggevoli, non percepibili in altri momenti.

Sono stati d'animo così imprecisati che non possono essere sottoposti a nessuna osservazione sistemica, possono essere solo parafrasati e romanzati.

La metafonia è una dimensione sfumata, un deja-vù sonoro, anche se oggi la qualità delle voci è molto migliorata grazie alla tecnologia usata, non siamo, però, in grado di sapere con precisione cosa in effetti succede. Qualcuno ci parla da un luogo imprecisato, credi di conoscerlo, forse è l'amore per la persona estinta che bussa alla tua porta, così ti abbandoni a questo sogno, hai paura di svegliarti, di accorgerti che stavi solo vagheggiando. E se non stavi soltanto innalzando castelli di fumo, e se tra le velature di quel sogno, come un'immagine fantasma, una voce manifestava la sua presenza?

Allora in quel caso sarebbe opportuno chiedersi la sua provenienza.

Potresti scoprire che quella voce era soltanto un anomalia ondulatoria, semplicemente che quell'atipicità non è spiegabile secondo i criteri classici della scienza, ed è un miraggio quanto per i fisici che pretendono di assimilarla concettualmente negandola, quanto per molti metafonisti che la trasbordano in un cosmo religioso.

Uno dei maggiori problemi irrisolti della metafonia è che questa voce risponde alla visione culturale e simbolica religiosa del ricevente, come se fosse una proiezione della mente dello stesso. Ma anche questa risposta è solo una delle possibili interpretazioni. Nella metafonia siamo aldilà del linguaggio, per cui non riusciamo a significare i suoi eventi, riportando le parole di Derrida si potrebbe dire che : "... E' forse un evento che testimonierebbe, in maniera esemplare o iperbolica, l'essenza stessa dell'evento, o addirittura di un evento al di la dell'essenza"?

Non è importante il senso della voce metafonica, ma ciò che l'attraversa, ancora oggi non si comprende quel suo traghettare significati virtuali. Significati simbolici, che non ci dicono quasi nulla della loro provenienza, ma che si condensano in campi semantici comprensibili per il destinatario; si rimane imbottigliati nella sfera del senso, si considera soltanto l'aspetto sintagmatico del linguaggio; solitamente chi parla di metafonia non si è mai spostato di livello, e cioè non si è posto su di un meta livello, per capire come si caratterizza il linguaggio ai suoi limiti.

Le voci attraversano simboli intricanti, le voci metafoniche potrebbero essere concetti in dissolvenza, verità significative solo se riferite al destinatario, soltanto gomitoli d'esistenza ed al tempo stesso d'assenza. Nella metafonia il soggetto e l'oggetto non sono separati, come se le voci ci fossero solo in certe situazioni, mentre in altre condizioni le stesse voci sarebbero inesistenti. Secondo Bohr la realtà appare “non un cosa, ma una tendenza ad esistere”. Quelle voci sembrerebbero esistere solo nel momento in cui le osserviamo e dopo si dissolverebbero, sarebbero l’ombra della luce,ma ciò non vuol dire che non esistono, solo che non possono essere in alcun modo dette.

E' un bel rompicapo, ma già la fisica quantistica apriva nel secolo scorso al mondo orizzonti paradossali, non vedo perché, dimensioni non lineari come la metafonia dovrebbero essere esenti da questi paradossi. Se parliamo di un aldilà non possiamo assimilarlo fisicamente all' aldiquà. La metafonia presuppone a monte delle voci una logica non lineare, non possiamo comprendere i suoi meccanismi attraverso le consuete razionalità. E' un po' come il paradosso del gatto di Schrodinger che noi lo disseminiamo nel linguaggio sino alla vertigine.

Sono i paradossi della fisica quantistica trasposti nelle strutture molecolari della trans- comunicazione - strumentale a farci ipotizzare possibili realtà dissomiglianti. Come essere vivi per alcuni ed essere morti per altri, una realtà che si soggettivizza, il sogno che è vero solo per chi lo sta abitando.

Ma quando la voce metafonica si registra allora lascia la sua impronta, è come se avvenisse qualcosa d'irreversibile che macchia la realtà.

Si oggettivizza introducendo questo elemento esterno nel reale, quasi scandaloso, impossibile da contenere nel linguaggio.

Si urlerà dicendo esiste, esiste, ma cosa vive, cosa abita in quel luogo? E' soltanto una voce, perché di quell'esistenza non se ne ha alcuna traccia. Ciò non vuol dire che quella voce è una vita fantasma, un intelligenza eterea, ma solo che non può essere assimilata, né semantizzata: è un fuori linguaggio che ci attraversa.

Dott. Nicolò Schepis


PICCOLA PREMESSA DI STEFANO



La Metafonia è una ricerca molto particolare che richiede una Fede molto profonda e tanta passione. Con questo non si vuole intendere che questa sperimentazione sia dedicata ad un numero di persone ristrette o il " poterlo fare " sia inteso come " dedicato solo a pochi... ".

Tutt' altro, chiunque vuole sperimentare la Metafonia è libero di farlo. Il fatto di ricevere o no i messaggi o le voci celesti è da attribuire ad ogni singolo individuo. Tanti amici hanno sperimentato la Metafonia ma non hanno ricevuto nessun messaggio. Questo non vuol dire che non sono capaci di sperimentare ma semplicemente che con tutta probabilità non hanno ancora raggiunto un livello di preparazione idonea o meglio, che la Metafonia non è fatta per loro.

Con questo i nuovi sperimentatori sono sempre ben accetti ricordandosi pero che questa sperimentazione viene fatta con Fede e soprattutto non a scopo di LUCRO. Infatti chi come me sperimenta la Metafonia lo fa con cuore e amore, senza chiedere nulla a nessuno, perchè solo cosi le Entità si posso offrire a noi. I messaggi celesti sono gratuiti e devo continuare ad esserlo, la Fede non ha prezzo e neppure l' amore.

Ringraziamo sempre le nostre Entità per il loro prezioso contributo e se non posso farsi ascoltare non insistiamo inutilmente a cercare di avere quello che non si puo' ! Quando potranno saranno loro a chiederci di ascoltarle.

Un abbraccio di Luce...Ste


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tratto dal sito http://www.angelidiluce.net/metafonia.htm

Una Proposta AntiCicap per la metafonia



Inizio citando una frase di testata giornalistica di un’intervista al dott. Morocutti del CICAP sulla metafonia pubblicata su Internet dal titolo: “La scienza dice no”.

Sotto titolo: “Marco Morocutti è esperto Cicap (Comitato italiano controllo delle affermazioni sul paranormale) per quanto concerne psicofonia e metafonia.



Accanto sulla sinistra dell’intervista la sigla del Cicap, alla fine dell’articolo si nota il Link per accedere al sito ufficiale del Cicap.



La prima forma ideologica di quest’articolo che risalta agli occhi è la dicitura del titolo; “La scienza dice no”. Una intestazione che considera le parole del Dott. Morocutti come l’appellativo della scienza.

(insomma, una equivalenza biunivoca tra Morocutti e la Scienza).

Morocutti = Scienza - Scienza = Morocutti) In effetti Morocutti è una persona, un ricercatore di una associazione che sostiene un verdetto sulla metafonia. E’ il dott. Morocutti a pronunciarsi quale membro del Cicap e non la scienza! Allora invito a chi scrive ad essere più preciso. Il problema di fondo è che né il Cicap, né il dott. Marco Morocutti sono la scienza. Una goccia d’acqua non è il mare intero! Immaginate un medico, che presentandosi in un convegno per affermare le proprie tesi, proferisce un bel momento: io sono la medicina, ovvero, la medicina dice No, mentre è lui ad affermare il No sull’eventuale causa di una malattia ipotizzata da altri suoi colleghi. Con onestà professionale e metodologia non vi sembra pretestuoso questo modo di porsi? Sarebbe stato più giusto esporre diversamente, forse in questo modo: secondo le mie ricerche sono giunto a queste conclusioni da sottoporre sempre ad ulteriori verifiche.

Non è accaduto così nell’intestazione sopraindicata? Ecco perché quel titolo mi sembra la chiave di una visione onnipotente della conoscenza. Io sono, personalmente, contro ogni forma di tracotanza della ragione, in opposizione a qualsiasi esasperato razionalismo; ancora sento l’odore del fuoco, il tanfo nefasto dei roghi della Santa inquisizione, l’urlo disperato di Giordano Bruno, ne vedo, oggi, la reincarnazione in alcuni scettici del presente. Personalmente non condivido nessun monopolio culturale da parte di qualsiasi associazione che vuole prevaricare a tutti i costi il suo presunto sapere. Chi pratica la metafonia deve sapere, che pende sulla sua pelle una penale morale da parte di una nuova santa inquisizione, solo chi accetta il martirio psicologico può andare avanti.

Chi è accusato per un reato ha sempre una difesa, può, nel caso di un’eventuale condanna appellarsi, inseguito, ad un altro processo. Per la metafonia non è cosi, nessuno dei metafonisti può appellarsi alle decisioni del Cicap, una sottile ironia, pungente di questi operatori investe chi tenta, vanamente, di affermare le ragioni delle sue sperimentazioni. Secondo il Cicap chi pratica la metafonia, se vuole essere credibile, deve, in modo inequivocabile, sottoporsi al suo controllo. Allora mi chiedo: perché presentarsi solo alle supervisioni del Cicap e non ad altre eventuali associazioni di verifica? Se queste associazioni ancora non esistono, perché temono tanto il Cicap, facciamoli nascere, e ora di finirla con la caccia alle streghe! A mio modesto avviso potrebbero essere anche più obiettive, perché indagherebbero senza pregiudizi! Perché, esclusivamente, il Cicap possiede il monopolio sul paranormale? Dove sono gli avvocati difensori, la corte d’appello e la Cassazione dei metafonisti? Non esistono… Allora ci troviamo dinnanzi ad un monopolio culturale, manca una concorrenza di controllo scientifico.

Inoltre, da quanto affermano i ricercatori del Cicap, sembrerebbe che essi si considerano la scienza in assoluto, mi sembra di entrare in antiche cattedre di teologia del passato. Uso a tal proposito una frase biblica, poiché il Cicap tendenzialmente si one alla stessa maniera del vecchio dio giudaico quello con la barba bianca: “ non avrai altra scienza fuori di me”! E se qualche fisico, o medico, o ricercatore afferma il contrario di quanto quella associazione sostiene, subito gli si appiccica la cornice di visionario, d’illuso. Il Cicap è quella parte della vecchia scienza giustizialista; ritengo il suo modo di promulgare cultura un pericolo per la democrazia del sapere, un oscurantismo della ragione d’essere. Quando qualsiasi potere si camuffa in sapere, bisogna essere molto vigili e non permettere che quel potere oscuri le menti, è necessario combattere sino infondo per il diritto di un sapere dialettico, contro ogni presunzione della ragione impudente, per la profilassi dell’obiettività; occorre opporsi, in maniera ferma e decisa, alla stessa maniera di come si lotta l’irrazionalità di certe sette mistiche, i riti delle fattucchiere, i maghi, i prestigiatori imbroglioni. Non possiamo relegare al Cicap il responso massimo sulla veridicità dei fenomeni metafonici, senza che ci siano altri centri di controllo alternativi.

Se c’è una cosa da fare, è quella di migliorare la qualità della ricezione delle voci, per renderle più chiare, meno interpretabili, in maniera che ciascun ricercatore potrà dopo anni di verifiche oneste rendersi conto della esistenza o non esistenza della dimensione metafonica..

Riferendomi al Cicap e soprattutto al dott. Morocutti, voglio dire che Ricercare non significa supporre a priori che un fenomeno non esista prima di averlo verificato con la dovuta serietà e con il dovuto tempo, questa forma pregiudiziale non permette al ricercatore d’essere equanime, senza stereotipo alcuno. Ritengo proporre a tutti gli studiosi e investigatori nel campo del paranormale la nascita di una nuova associazione, che indaghi i fenomeni con la massima obiettività, che si ponga come un’agenzia di controllo e di verifica senza preclusioni di fondo.

Per quanto riguarda la metafonia, Morocutti afferma.

Cito le sue parole: “Bisogna avere competenza in elettronica e in tecnica del suono. Per quanto concerne il primo aspetto, si tratta della mia specifica professione. Sono poi un appassionato e un esperto di tecnica audio”. Posso convenire con lui in questa sua asserzione, ritengo giusto quello che dice, ma cosa manca nella sua metodologia d’indagine? Egli definisce illusoria la metafonia solo per il fatto di aver verificato di persona in diverse situazioni la provenienza di rumori e messaggi radiofonici mal interpretati da chi vuol sentire quello che, in effetti, non esiste: il rumore di una sedia per una parola, un messaggio navale in codice o radioamatoriale o radiofonico per una voce dell’aldilà.

In che modo Morocutti conduce l’indagine?

Cito nuovamente le sue parole ritrovate in un’intervista su Internet: “Sì. Da un lato, ho fatto test circa l'interpretazione delle frasi intercettate. Gruppi di controllo che non conoscevano il testo scritto della frase intercettata non erano in grado di interpretarla. Dopo avere visionato una plausibile interpretazione scritta, però, questa s’imponeva fino a determinare una percezione precisa. E' l'effetto della somiglianza con il già sentito o il già saputo. Fondamentalmente si tratta di sintomi indefiniti che vengono chiusi in un'interpretazione quando questa è già presente”

Voglio precisare, da quanto si può intendere dalla sua lettura, che il gruppo di controllo è stato formato da un insieme di persone comuni che non hanno fatto alcuna esperienza sulla rilevazione percettiva delle voci. Mi domando, come può competere questo gruppo di controllo con chi ha reso fine, capillare il proprio udito dopo anni d’ascolto, affinando il proprio senso acustico per discriminare le caratteristiche di quelle voci, differenziandole da un fruscio di fondo, che tende a coprile e saturarle? Consideriamo un gruppo di controllo costituito da persone, non musiciste, che vengono invitate dallo sperimentatore ( per es, dal dott. Morocutti che dice di essere tra l’altro “un appassionato e un esperto di tecnica audio”) all’ascolto di una Sinfonia, o di una fuga di Bach. Dott. Morocutti le chiedo, quante parti apprezzabili e considerevoli di quella musica resterebbero oscure e non percepite dal suo ipotetico gruppo? Indubbiamente, gli elementi più importanti: trasformazioni armoniche con modulazioni e cambi di modo, contrappunti di voci sovrapposte, sfumature timbriche, richiami formali. Se dovessimo utilizzare in musica questa sua metodologia per un verdetto ( come lei ha fatto per la metafonia) sulla validità di una sinfonia o di una fuga, questo suo criterio, di certo, inficerebbe tutta la musica classica, sicuramente,la musica leggera avrebbe la meglio. Cosa avrebbe ottenuto dalla sua ricerca? Un plauso dai suoi colleghi del Cicap, ma una profonda disapprovazione dai compositori, dai semiologi della musica, dagli psicologi, che certamente in questo campo sono più competenti di lei, perché lei avrebbe bestemmiato sulla musica, falsando la realtà dei fatti, per giungere a conclusioni rovinose. Non credete che questo modo di procedere sia un limite che vizi ideologicamente l’indagine? Morocutti alla fine dell’esperimento riesce sempre a trovare quello che voleva sapere o che gli serviva già dall’inizio, prima ancora di eseguire il test di controllo, per invalidare la metafonia. Lei non ha tenuto conto dei processi di filtro e di selezione percettiva, (processi ormai saputi e risaputi dalla psicologia), ha isolato le variabili a suo piacimento emettendo un sacro verdetto inoppugnabile. L’uso inadatto di metodologie sperimentali, usate in maniera inappropriata, senza vagliare le variabili dipendenti ed indipendenti più rilevanti, che si presentano di volta in volta in una situazione sperimentale, può apportare grossolani errori interpretativi, come è successo spesso in diverse statistiche sociologiche. “ Riprendo la metodologia d’indagine di Morocutti - ecco nuovamente le sue parole: Oltre ai gruppi di controllo, ho effettuato test con radioamatori. L'universo delle comunicazioni in onde corte è enorme e complessissimo: si trasmettono materiali di ogni genere, a volte da migliaia di chilometri dall'apparecchio che li intercetta. Il parere dei radioamatori è stato unanime: le cosiddette "voci dei morti" sono tracce audio di comunicazione radioamatoriale, intercettate con strumenti non adatti alla ricezione (SFB). E questo viene confermato anche dalla più prestigiosa metafonista italiana, Gabriella Alvisi... “

Mi sembra di assistere ad un altro aspetto parziale d’indagine, anche s ‘è corretto nell’esposizione divulgativa. E’ vero che l’etere sia pervaso da onde corte, così molti metafonisti cadono in questa trappola illusoria, quando interpretano voci non definite, in maniera univoca secondo le loro aspettative. Se la maggior parte dei segnali che si captano sono rumori, o trasmissioni radiofoniche o radioamatoriali o messaggi di navi da decriptare, ciò non significa che tutti i metafonisti commettano questi grossolani errori. Mi domando, si ascolta da una radio, esclusivamente, la ricezione di messaggi radiofonici? Morocutti direbbe di si. Dove sta scritta questa sua verità ultima, forse la mia mente va più in là del contingente, va nei sentieri del possibile, sempre nei limiti d’ipotesi, tuttavia da verificare. Non può accadere qualcosa di inspiegato, d’insolito in ciò che si ascolta? Molti studiosi metafonici hanno ottenuti frasi con dati alla mano dai risvolti sorprendenti, che non potevano essere di natura radiofonica ( per i loro contenuti) e che tuttavia si erano impresse, incredibilmente, nel nastro magnetico di un registratore. Sono questi i dati da sottoporre ad un controllo serio e non il resto. Il resto è risaputo, è banale, giova solo a riempire un articolo di giornale, ma non è utile alla ricerca, serve al pensiero dicotomico, che vuole smentire a tutti i costi, ciò che non riesce a catalogare nei propri schemi congitivi.

Un tempo Einstein commise un grave errore nei confronti di Heisenberg, dopo che lui stesso gli aveva delucidato la sua versione dei fatti sulla fisica quantistica. Einstein gli rispose: “ciò nonostante è un non senso”. Ma la storia dimostrò alla fine che Heisemberg aveva ragione. Se una mente straordinaria come quella di Einstein aveva sbagliato in quella circostanza, perché a lei ed al Cicap non è concessa nessuna possibilità d’errore? Comprendo che Moorcutti da come si esprime esclude questa possibilità, in questo caso di presunta infallibilità, ha tratto poco dagli insegnamenti della storia del pensiero scientifico. Sicuramente l’apparecchio radiofonico è progettato per ricevere alcune bande e non altre, ma nessuno può escludere qualcosa di poco chiaro che s’insinua inaspettatamente in alcuni momenti e non in altri, magari poco ripetibili.

Morocutti parte da una premessa scontata, non è possibile!!! Non ricerca con la mentalità di chi vuol sapere, capire, ma di chi vuol soltanto smentire. Ha trovato qualcosa da sconfessare in alcuni metafonisti ingenui, travagliati dal dolore e generalizza quei risultati a tutti i possibili contatti metaforici. Ecco cosa dice a tal proposito: “Il parere dei radioamatori è stato unanime: le cosiddette "voci dei morti" sono tracce audio di comunicazione radioamatoriale, intercettate con strumenti non adatti alla ricezione (SFB)”. Questa sua affermazione sa di stonatura, sarebbe stato corretto almeno aggiungere alla frase “sono tracce audio di... in molti casi sono tracce di… oppure, per una maggiore prudenza e rispetto nei confronti di molti metafonisti responsabili, che conducono da anni le loro ricerche, delle quali sa ben poco, avrebbe potuto affermare al posto di quella frase scontata ed imperativa quest’altra: potrebbero essere tracce audio di… E aggiungerei Molte come sostitutivo del vocabolo Cosiddette “molte” delle "voci dei morti" , piuttosto, che le cosiddette, ( questa ultimo lemma sa d’offensivo). Mi scusi, ma non è corretto che un ricercatore serio si appropri di un tale significato lesivo, usato con grossolana superficialità dai radioamatori. Inoltre, posso affermare, da quanto si rileva in diversi suoi articoli, che lei ha controllato soltanto una minima parte dei casi metafonici, quelli più discussi o dubbi, generalizzandoli poi indebitamente a tutto il resto. Sa cosa pensano gli psicologi cognitivisti di queste indebite generalizzazioni? Li considerano delle distorsioni cognitive.

Morocutti non può proferire con una semplicità sconcertante che i risultati dei suoi esperimenti siano universali, dimentica che qualsiasi asserzione che non può essere sottoposta ad eventuale confutazione, non può appartenere alla scienza, perché in tal caso non è nè vera, né falsa, è come la fede. Forse voi del Cicap siete i sacerdoti di una nuova religione?

I signori del Cicap mi sembrano gli integralisti di uno scentismo religioso, piuttosto, che ricercatori,( non entro in merito alle loro professioni, mi rivolgo solo ai loro giudizi sul paranormale) nessun sperimentare nel campo della psicologia e semiologia musicale è giunto ad affermare con disinvoltura e spregiudicatezza che i dati sperimentali ottenuti dai loro screening e approfondimenti siano definitivi o assoluti, come fa, invece, trapelare lei dalla sua ricerca. Ancora nessuno di loro può ben dire con precisione se c’è una semanticità nella musica e in che termini i significanti musicali possono avere dei referenti significativi. Veda questa è l’umiltà di un ricercatore che lo contraddistingue da un chiromante. Le variabili in gioco sono troppo complesse per pervenire ad un risultato ultimo. Si continua sempre a testare gruppi, sulle abilità percettive, con gruppi sperimentali e di controllo, ma senza avere la presunzione di aver trovato alla fine dell’esperimento la pietra filosofale. E’ stato geniale il Dott. Morocutti, molto più bravo di Werner Heisemberg, poiché è riuscito in un tempo relativamente breve a liquidare la metafonia. Se attuassimo il suo modo di procedere avremmo risolto la singolarità del "paradosso del gatto di Schrödinger", avremmo messo al bando il grande fisico americano Eugene Wigner per non parlare del sommo Davied Bohm. Saremmo ben lieti se potessimo trovare, nel campo della psichiatria e in altre scienze sperimentali, ricercatori, come Morocutti ed altri del Cicap, che in un tempo molto breve possano riuscire a formulare dei punti d’arrivo precisi e inequivocabili, proprio dove altri grandi ricercatori hanno fallito. Naturalmente se si vuole liquidare il tutto, la cosa più semplice è comportarsi alla stregua del Cicap.

Questi procedimenti con applicazioni arbitrarie grossolane ci riportano alla pregiudiziale visione di partenza del ricercatore Cicap, che sa già cosa deve trovare e cosa non deve cercare. Se una ricezione metafonica indica una voce che afferma qualcosa di verificabile e la voce dialoga con l’operatore e proferisce una data, un nome e un cognome sconosciuto, o un evento preciso e incognito, che poi viene confermato da dati oggettivi concreti, e soprattutto, se queste informazioni ignote e verificate, in seguito, come vere non sono poi così rare, come si pensa o si vorrebbe pensare che fossero, mi sembrerebbe gravemente mediocre voler a tutti i costi ricondurle alla banale concettualizzazione delle coincidenze. Il debole castello del dott. Morocutti e del Cicap si schianterebbe in un boato infernale. Allora invito tutti alla prudenza. Ecco un paradosso: nel tentativo di smascherare una pseudoscienza, il Cicap produce una pseudo indagine, selezionando a piacimento le variabili da considerare valide, manipolano in maniera subdola l’esperimento di controllo e generalizzando i risultati a tutto il conoscibile.

Ritengo, inoltre, diseducativa la disinformazione del Cicap, perché tende ad utilizzare situazioni grossolane e truffaldine sapute e risapute che si celano nel mondo del paranormale, per coniugarle poi agli studi dei ricercatori seri, che grazie al Cicap devono oggi aver paura di promulgare i risultati ottenuti, per non essere tacciati come stregoni e condannati al rogo della nuova santa inquisizione.



Dott. Nicolò Schepis


tratto dal sito http://spazioinwind.libero.it/gastroepato/schepis7.htm
 
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1 replies since 6/12/2009, 19:11   361 views
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