incontro sui Vampiri, 23 ottobre 2009

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arconte73
view post Posted on 21/10/2009, 18:57




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view post Posted on 21/10/2009, 23:31

Super fata

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ci sono diverse leggende sui vampiri.
popolo della notte allergico al sole, dorme nelle bare in uno stato di quasi morte, il loro corpo, senz'anima, non trova riflesso nello specchio. vampiri: grandi seduttori dai canini aguzzi, che convincono le vittime a dare loro il sangue mandandole in una specie di trans dove tutto è ovattato e confuso, poi puff in un secondo si trasformano in pipistrelli pronti a scappare dal pericolo. La loro forza è immane quanto la loro velocità, ma ahimè se un paletto di legno gli conficca il cuore loro svaniscono per sempre, lasciando come traccia della loro esistenza solo un cumulo di cenere.
oppure vampiri, persone umane che si divertono a succhiare l'energia alle loro vittime, succhiare questa droga che li rende più forti, difficile liberarsi di loro.
vampiri... vampiri... vampiri... dopotutto è un nome con un certo fascino non trovate?

per l'incontro cliccate qui

Edited by lulalilla - 22/10/2009, 14:23
 
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arconte73
view post Posted on 24/10/2009, 19:27




Vampiro
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.



Commento: "Alcuni affermano anche..." vasta bibliografia, ma troppe affermazioni non circostanziate





Il Vampiro di solito è raffigurato come una pallida creatura notturna, dagli occhi malvagi e dai lunghi denti canini.Il vampiro è una figura mostruosa presente, sotto le più varie forme, nel folclore di tutti i continenti. È, quasi sempre, un non-morto che per varie ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, molto spesso succhiando il loro sangue. La figura del vampiro ha subito molte modifiche nei secoli e solo recentemente ha acquisito un certo fascino sinistro che ci è tramandato dalla letteratura e dal cinema.

È stata avanzata l'ipotesi che la figura del vampiro sia l'interpretazione fantastica della malattia oggi nota come porfiria.





Etimologia
I vampiri, come tramandato dalla tradizione, sono morti che tornano dalla tomba per succhiare ai viventi l'essenza vitale (preferibilmente il sangue). Il termine vampiro ha origine slava: riconducibile alla radice -pi, mago, stregone, e al verbo lituano wempti, bere, succhiare. Chiamati vampir in Serbia, wampyr in Bulgaria, upiór in Polonia, upyr' in Russia, si distinguono non solo per i nomi, ma anche per caratteristiche e modus operandi e, per lungo tempo, sono stati considerati tutt'altro che un parto fantastico di leggende perse nel tempo.

Questa voce o sezione di mitologia è ritenuta da controllare.

Motivo: ripetizioni, talvolta contraddittorie, nonché errori ortografici e di sintassi



Poteri dei vampiri
Ai vampiri la tradizione secolare ha attribuito, oltre all'immortalità, alcuni altri poteri: alcuni di loro sarebbero dotati di poteri ipnotici che consentirebbero di annullare la volontà delle loro vittime. Credenza largamente condivisa è quella che siano in grado di assumere forma di pipistrello.

Nel folklore cinese i vampiri hanno la capacità di volare e di uccidere con il soffio, nutrendosi, anche a distanza, del sangue.

Si sostiene poi che siano quasi del tutto invulnerabili alle ferite e le loro carni si rigenerino durante il sonno diurno dando vita a delle guarigioni rapidissime; inoltre il vampiro può guarire le ferite umane con alcune gocce del proprio sangue.

I vampiri, inoltre, non possono vedere la loro immagine riflessa da uno specchio nè da nessun'altra superficie, poiché la luce del sole in questo modo si rifletterebbe su di loro. Il fatto di evitare lo specchio per la riflessione della luce del sole non trova riscontro nella notte, visto che il vampiro non corre nessun pericolo se si trova dinanzi uno specchio in notturna, visto che non c'è luce solare. Si ritiene che il vampiro abbia la possibilità di girare di giorno, nonostante (secondo alcune fonti) il sole lo renderebbe più debole (e quest'ultima particolarità affievolisce ancor di più la credenza che il vampiro eviti lo specchio per il riflettersi della luce solare).

La leggenda riporta inoltre che il vampiro generalmente ha bisogno di un aiutante umano, per poter risolvere problemi e difficoltà altrimenti insormontabili; i vampiri venivano tenuti lontani dall'aglio, il cui odore era insopportabile e avevano paura delle rose e dell'acqua corrente in quanto segni di pura vita.

Inoltre il vampiro sembra essere nato da un'anima oscura reincarnata in un corpo corrotto, ed è per questo che lo spaventano gli oggetti di carattere religioso soprattutto quelli cristiani.

Le origini del mito

Philip Burne-Jones, Il vampiro, 1897.Stando ai ritrovamenti archeologici, la paura che un morto potesse tornare a tormentare un vivo è antichissima. Ad esempio, in molte necropoli preistoriche sono stati rinvenuti resti con pietre piantate sul corpo.[senza fonte] Questa pratica è ancora oggi diffusa in alcune regioni a influsso Vodun per impedire al morto di tornare dall'aldilà.

Il più antico testo vampirico di cui si è a conoscenza è una tavoletta babilonese conservata al British Museum su cui è incisa una formula magica che serve a proteggere dai demoni succhia sangue, gli etimmé.

Risalendo la storia dei popoli troviamo, nella tradizione ebraica antica, l'aluka cioè il "succhiasangue". Quest'essere assale i viandanti che si sono persi nel deserto e ne beve il sangue. Non a caso, tra i precetti della Torah, c'è anche il divieto di bere il sangue, veicolo dell'essenza vitale degli esseri viventi.

La stessa figura biblica di Lilith, che riprende il demone assiro lilitu, era un demone di genere succubus (la versione femminile degli incubus, demoni dalla forma spettrale piuttosto che corporea). Prima e malvagia moglie di Adamo, Lilith è ritenuta nella tradizione ebraica la madre di tutti i vampiri: come tutte le succubi, è golosa di seme umano e per questo entra di notte nel letto degli uomini per prosciugarli della loro forza vitale. Da Lilith discendono anche le lilin, che succhiano il sangue dei bambini. Secondo la tradizione, se un bambino sorride nel sonno durante la notte del sabato ebraico, si dice che sta giocando con Lilith: per salvarlo, gli si strofina il naso per tre volte e si dice la frase augurale: Adamo, Eva, fuori Lilith!. Foglietti con questa stessa frase augurale vengono appesi nella stanza e nella casa delle partorienti.

Anche greci e romani avevano una loro mitologia vampirica, perlopiù rappresentata da vampiri di sesso femminile, che si unisce con una certa tradizione sciamanica europea. La lamia, ad esempio, regina dei succubi, è una sorta di strega, che a volte appare in forma di bella fanciulla, a volte come vecchia donna, a volte anche con sembianze animali, preferibilmente un serpente con la testa di donna. Nella Roma antica si aggiunge anche la strix, diretta antenata delle strie italiane e degli strigoi rumeni. Questo essere dalla forma d'uccello rapace assetato di sangue, che beveva con un lungo e affilato becco, viene così descritta da Ovidio:

Si dice che strazino i fanciulli ancora lattanti
e pieno di sangue tracannato abbiano il gozzo
Hanno nome di strigi: causa del nome
è che sogliono di notte orribilmente stridere
Altra letale fanciulla era l'empusa, che per una particolare malia, appare come una splendida fanciulla, quando in realtà nasconde mostruose e ripugnanti fattezze: ha un piede di bronzo ed uno di sterco d'asina.

Infine ricordiamo le mormos, vampire un po' più gradevoli, al servizio di Ecate, dea della notte, della magia nera e protettrice delle streghe.


I primi esempi di letteratura sui vampiri
Il primo racconto compiuto sui vampiri a noi pervenuto è di Filostrato. Questi riporta, nella Vita di Apollonio di Tiana, la storia del giovane Menippo che salva il suo maestro Apollonio dalle terribili trame di una empusa, utilizzando una lingua sciolta e tanta fantasia.

Testimonianze ancora più importanti sui non-morti dell'antica Roma ci pervengono dal resoconto di un certo Flegone Tralliano, liberto dell'imperatore Adriano, che narra la vicenda di Philinnio, giovane fanciulla da poco morta. Philinnio torna dalla tomba per amore di Machate, giovane ospite nella casa dei genitori di lei. Svegliata da rumori notturni la vecchia balia della ragazza si alza e la scorge nel letto del giovane. Scoperta quindi dai genitori ansiosi di riabbracciarla, Philinnio deve fare ritorno al suo stato di morta e crolla sul letto senza vita. Sconvolti per l'accaduto gli abitanti del villaggio si rivolsero al saggio Ryllus che ordinò loro che per nessuna ragione permettessero che il corpo di Philinnio fosse ricollocato nel sepolcro, ma si assicurassero che fosse immediatamente incenerito in un luogo lontano, fuori dalle mura della città. Al vedere bruciare il corpo della sua giovane amata, il povero Machate si suicida.

Questa vicenda fu ripresa, in poesia, da Goethe, che l'ambientò a Corinto. Fu, probabilmente, anche la fonte del racconto Arria Marcella di Théophile Gautier.

Le epidemie
Da questi primi miti greco-romani, probabilmente influenzati da miti più antichi provenienti dall'Oriente, la leggenda del vampiro si è diffusa nell'Europa dell'Est e da qui in tutto l'Occidente. Questa, però, si rivelò molto più di una semplice leggenda, ma una vera e propria epidemia, che venne documentata fin dal Seicento. Si parte dal 1672 in Istria con il vampiro Giure Grando di Coriddigo, quindi in Grecia (1701), Prussia Orientale (1710 e 1721), Ungheria (1725-30), Serbia (1725-32), Slesia (1755), Valacchia (1756), Russia (1772) e via discorrendo. In ognuno di questi casi, gli inquisitori produssero una vasta e dettagliata documentazione, in cui venivano descritte esumazioni di cadaveri, che presentavano crescita di capelli e unghie dopo la morte, colorito acceso e che emettevano urla strazianti e inumane una volta che veniva tagliata loro la testa e infilato un paletto nel cuore, il tutto rilasciando dalle ferite così inferte fiotti di sangue fresco (per chiunque abbia una minima base di tanatologia sarà facile riconoscere i classici segni della decomposizione, infatti la crescita di capelli, unghie e denti è dovuta al ritiro dei tessuti, così come il fluido rosso, erroneamente scambiato per sangue, non è nient'altro che un classico prodotto provocato dalla decomposizione degli organi interni, per quanto riguarda la temperatura elevata dei liquidi putrescenti invece, si deve sapere che durante il processo post-mortem di "digestione batterica" viene prodotto calore).

Molte furono le personalità che si occuparono di vampiri, ottenendo, a buon diritto, il titolo di vampirologi (Dom Augustin Calmet, Collin De Plancy, Montague Summers), ma la summa sull'argomento è un'opera di oltre 900 pagine redatta dall'abate Augustin Calmet, Dissertation sur les Apparitions des anges, des démons e des esprits et sur les revenants et vampires de Hongrie.

Calmet raccolse nel suo tomo tutte le testimonianze e le leggende sui vampiri (denominati revenants, spettri che ritornano), cercando anche di dare spiegazioni razionali ai fenomeni: morti apparenti, differenti gradi di decomposizione, e altre ancora. La spiegazione che però l'abate proponeva più spesso era quella soprannaturale: i vampiri erano, infatti, considerati da Calmet dei veri e propri demoni, che conservavano dopo la morte una vera esistenza. Essi erano in grado di uscire dalle tombe attraverso dei fori praticati sulla bara, probabilmente smaterializzandosi e rimaterializzandosi, e quindi andavano tra i vivi in caccia del sangue necessario per proseguire la loro immonda esistenza.

A questa maledizione ci si poteva opporre solo con la Magia Postuma, dal titolo di un trattato del 1706 di Ferdinand De Schertz: come già descritto, consisteva nel mutilare ed aggredire il cadavere del sospetto vampiro tramite la decapitazione e la distruzione del suo cuore. Questa pratica imperversò un po' in tutta Europa e solo nel 1755 si ebbe un freno grazie a Maria Teresa d'Asburgo (arciduchessa regnante d'Austria, regina di Ungheria, Boemia, Croazia, Slavonia, e imperatrice consorte del Sacro Romano Impero) che con una legge imperiale ne impedì l'applicazione nei territori da lei retti: già questo semplice divieto fece terminare le epidemie di vampirismo.

I vampiri, però, continuarono ad essere oggetto dell'attenzione del popolo: nel 1816, ad esempio, Prosper Mérimée, l'autore di Carmen, fu testimone di un caso di vampirismo in Serbia, assistendo all'esumazione e alla distruzione del cadavere, mentre nel 1909, in Transilvania, venne dato alle fiamme il castello di un altro vampiro.

Le epidemie inglesi

Particolare del frontespizio di Varney the Vampire, or the Feast of Blood, una storia gotica pubblicata a Londra nel 1847. È uno dei primi romanzi inglesi ad avere come tema il vampirismo.Come detto già nel Regno Unito del XII secolo si iniziavano ad avere resoconti di casi di vampirismo. In questi primi resoconti ci si riferisce alla creatura (generalmente un morto ritornato alla vita) come ad una sanguisuga. Un esempio sono i numerosi casi che si riscontrano a Newburg, tutti riportati da tal Guglielmo di Newburg. Ad esempio, un uomo, seppellito alla vigilia dell'ascensione, a partire dalla notte successiva e per tre notti di seguito si presenta alla moglie e le si getta addosso, lasciandola praticamente senza fiato. La moglie, però, la terza notte si fa trovare preparata e si organizza con un gruppo di amici, la cui presenza spinge il morto a fuggire urlante. Nelle notti successive il povero morto inizia a spaventare gli abitanti del villaggio, anche in pieno giorno: a quel punto gli abitanti chiedono consiglio alle autorità religiose, che propongono una soluzione:

I teologi raccomandano al vescovo di far bruciare il corpo, ma questo metodo sembra al prelato "del tutto indesiderabile e sconveniente". Preferisce scrivere di suo pugno un decreto di assoluzione per il morto. Aperta la tomba, il corpo è trovato incorrotto "precisamente com’era il giorno della sepoltura", e da quel momento gli incidenti cessano completamente.
Molte altre di queste apparizioni si verificano un po' in tutta l'Inghilterra e non risparmiano nessuno: basta semplicemente morire senza essere stati confessati, come un altro eminente cittadino di Newburg che, caduto dal tetto della sua casa mentre cercava le prove del tradimento della moglie, continuerà a terrorizzare, dopo morto, i cittadini. Il suo corpo si dice sia stato ritrovato in parte gonfio e decomposto, con il viso florido. Quando questi venne colpito, ne fuoriuscì una gran quantità di sangue caldo, a dimostrazione del fatto che il morto si era nutrito del sangue succhiato da molte vittime. Il corpo venne, quindi, portato fuori dalle mura del paese per essere bruciato.

L'attacco al villaggio serbo di Medvedja
Dicono le cronache che nel 1731 il villaggio di Medveđa (Medvedja), in Serbia, venne attaccato dai vampiri, provocando la morte di parecchie persone. Venne inviato a compiere le indagini l'ufficiale medico Johannes Fluchinger, che redasse un dettagliato resoconto. Quelli che seguono sono dei semplici estratti, tratti dal servizio in terza di copertina del numero 6 di Dampyr:

Ho condotto l'indagine con la consulenza di altri due ufficiali medici, in presenza del capitano della locale compagnia di hajduk (fanteria serba) e degli hajduci più anziani del villaggio. I quali mi hanno riferito ciò che segue: cinque anni fa un hajduk locale, Arnold Pavle, si ruppe il collo cadendo da un carro. Lo stesso Pavle, in vita, aveva detto di essere stato morso da un vampiro, presso Gossowa nella Turchia serba. Per liberarsi dall'influsso maligno, aveva mangiato terra presa dalla tomba del presunto vampiro. Tuttavia, una ventina di giorni dopo la sua morte, alcune persone dissero che Pavle era tornato a tormentarle ed, in effetti, quattro di loro morirono. I paesani disseppellirono Pavle quaranta giorni dopo la sepoltura e trovarono il suo corpo intatto. Sangue fresco era colato da occhi, orecchie, bocca; camicia, sudario e bara erano pieni di sangue; le unghie delle mani e dei piedi erano ricresciute. Da ciò si dedusse che Arnold Pavle era un vampiro e, secondo l'usanza, gli fu piantato un paletto nel cuore. In quello stesso istante, egli emise un forte gemito e un fiotto di sangue schizzò fuori dal suo corpo. Indi, il cadavere fu arso e ridotto in cenere. Così si dispose anche dei quattro uccisi da Pavle. (...)
Quindici giorni fa una ragazza di nome Stanacka si svegliò a mezzanotte gridando di essere stata aggredita da un certo Miloje, che era stato sepolto nove settimane prima. (...)
Il 12 dicembre del 1731 gli abitanti di Medvedja si recarono al locale cimitero per riesumare le salme e distruggere tutti i presunti vampiri presenti. Con sommo orrore dell'ufficiale, si constatò che molti corpi erano in buono stato di conservazione:

Le teste dei vampiri furono fatte tagliare da degli zingari di passaggio e poi bruciate con i corpi. Le ceneri furono gettate nel fiume Morava.
Questi brani, che sembrano tratti da un racconto del terrore, provengono in realtà da un resoconto di un ufficiale dell'Impero Austro-Ungarico. In realtà, probabilmente è quasi tutto vero, e si può interpretare così:

1. Il fatto che i corpi siano quasi intatti dipende probabilmente dal clima e dalla temperatura che sono diversi di paese in paese. Probabilmente nella zona dove è avvenuto il fatto la temperatura è abbastanza bassa, è ciò ha impedito ai batteri decompositori di consumare il corpo.
2. Il sangue trovato sul corpo e nella bara proviene dal cadavere. Il sangue al suo interno è fuoriuscito quando la pelle, dopo la morte, si è ritirata, facendo uscire la sostanza ematica dalle aperture presenti (bocca, naso, occhi, orecchie).
3. L'urlo che il cadavere ha lanciato quando è stato trafitto è in realtà, il rumore dei gas provenienti dalla decomposizione del corpo che sono fuoriusciti con forza quando è stato trafitto, facendolo rizzare in piedi e facendo schizzare il sangue fuori.
4. Certe persone sono affette da rare malattie genetiche e cromosomiche che li rendono sensibili alla luce (fotofobia), pallidissimi di carnagione e allergici all'aglio. È probabile che da qui sia nato il mito del vampiro.
Si può quindi ben osservare come molte delle situazioni e delle atmosfere della letteratura vampirica non sono delle esclusive invenzioni degli autori, ma spesso dei semplici adattamenti delle oscure atmosfere che si respiravano negli sperduti villaggi dell'Europa Orientale.

La teoria dei risurgenti
Riportata in un testo italiano dal titolo "Vampiri Risurgenti" che raccoglie brani e documenti in forma organica esplicativa di Don Calmet, monsignor Davanzati, Cornelio Agrippa, Helena Blavatsky, tende invece a sottolineare un'esistenza reale e peculiare di queste rare creature, la cui azione viene collegata a fenomeni che coinvolgono il corpo astrale, doppio eterico, fantasma ovvero corpo sottile in determinate condizioni di grave degradazione. Questa argomentazione prende dunque una netta distanza dalle ipotesi di mito, folclore e cinematografia fantastica (sempre più in voga e sempre più attribuenti qualità addirittura desiderabili e sensuali a questo evento ascrivibile invece all'orrore demoniaco), sottolineando invece un evento concreto e comprovato, seppure assai infrequente. Da notare che lo stesso autore Bram Stoker, che presentò al grosso pubblico una figura romanzata nota come Dracula il Vampiro, ebbe sicuramente contatti con la nota associazione esoterica e magica Golden Dawn, della quale probabilmente fu anche membro. Lo stesso Stoker ebbe a scrivere l'emblematica frase: "La forza del vampiro è che nessuno crede nella sua esistenza".

La figura del vampiro nel folklore mondiale
Creature mitologiche e mostruose riconducibili al vampiro sono presenti pressoché ovunque.

 
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