Letteratura-Irlanda

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paoletta11marzo
view post Posted on 2/10/2008, 21:40




L’Irlanda è la patria di un numero impressionante di letterati, tra romanzieri, drammaturghi e poeti. Il più simbolico tra tutti è senza dubbio James Joyce.
Resterete a bocca aperta di fronte al gran numero di gadget raffiguranti la sua effige in vendita a Dublino (sottobicchieri con la faccia di Joyce, scatole di biscotti con la faccia di Joyce, persino boxer con la faccia di Joyce!), ma ciò testimonia proprio quale ruolo egli ricopra nella mentalità nazionale.

Accanto a lui, l'Irlanda è orgogliosa di aver dato i natali a innumerevoli altre figure letterarie tra le quali Jonathan Swift e Oscar Wilde e di aver sfornato ben quattro premi Nobel per la letteratura - W.B. Yeats, G.B. Shaw, Samuel Beckett e Seamus Heaney. Per non parlare dei recenti scrittori dell’ultima generazione, i quali, a partire da Joseph O'Connor, si sentono un pò tutti figli di Joyce (magari senza nemmeno aver letto l’Ulisse!).

Se volessimo trovare la ragione per cui la letteratura irlandese è stata e continua a essere così fertile, forse potremmo riflettere su quanto diceva Samuel Beckett, secondo il quale gli scrittori d'Irlanda "erano stati messi al mondo a calci in culo dall'esercito inglese e dalla Chiesa romana". Pur cambiando i tempi, loro hanno sempre qualcosa su (o forse contro?) cui scrivere.
Infatti, superate le vecchie divisioni della cultura locale (realismo/romanticismo, gaelico/inglese, cattolici/protestanti, Irlanda/Inghilterra) , hanno preso a affrontare le condizioni sociali della loro vita quotidiana, la stessa realtà cioè in cui vivono i loro lettori.

Per esempio Edna O'Brien, dalla fine degli anni Sessanta, è stata la prima a dar voce alle donne e ai loro problemi, in un Paese dove aborto e contraccettivi erano vietati, aprendo in tal modo la strada a scrittrici come Catherine Dunne e Nuala O'Faolain.

Oppure Roddy Doyle, classe 1958, che in "Due sulla strada", attraverso la tragicomica avventura imprenditoriale dei due protagonisti, stigmatizza la rivoluzione sociale, dettata dalla fiducia nei propri mezzi, che si è avuta in conseguenza al recente boom economico. ll romanzo, con The Commitments e Bella famiglia! , compone la "Trilogia di Barrymore" (e Barrymore è un'immaginaria ma iperrealista periferia dublinese) che gli è valso nel 1993 il prestigioso Booker Prize. E anche una notorietà planetaria, tanto che il suo editore dice: «Gli umani hanno letto tutti Doyle, adesso lo promuoviamo tra le pecore».
Anche il già citato e quasi coetaneo Joseph O'Connor sta scalando le classifiche dei bestseller. Autori della generazione appena precedente, come John McGahern e William Trevor, descrivono abilmente i cambiamenti nell'Irlanda rurale, mentre un narratore formalmente ineccepibile come John Banville è specializzato in biografie di personaggi celebri, da Keplero a Copernico, svelando le battaglie che questi hanno combattuto per far valere le proprie idee.

Andate da Hodges Figgis, la libreria più nota di Dublino, e resterete stupiti dell'immensa sezione dedicata alla letteratura locale. Qui si sostengono i giovani autori (come da noi si fa con stilisti e calciatori) e si pubblicano, con cadenza quasi mensile, raccolte di short stories, un genere poco apprezzato da editori e lettori italiani, che in Irlanda ha maestri assoluti. Così come sono molti, e bravi, i commediografi: morto l'ormai "classico" Brendan Behan si fa avanti un promettente Eamonn Sweeney.
L'estrema povertà, e la conseguente emigrazione, è un tema molto fertile, anche se oggi è solo un ricordo. Per citare un libro tra tutti, Le ceneri di Angela di Frank McCourt (vincitore di un Pulitzer) racconta di un'infanzia sul filo della sopravvivenza a Limerick. Molti abitanti della città se la sono presa a male con McCourt. Dicono che ha esagerato. Anche se Michael O'Donnell, che oggi guida i turisti nei luoghi del romanzo, scherza: «Eravamo si così poveri. Solo che lo eravamo tutti e non ce ne rendevamo conto». E, per citare ancora Beckett, "non c'è niente di così divertente come la sofferenza umana".

Cenni storici
Se è soprattutto grazie ai quattro premi Nobel per la letteratura che l'Irlanda letteraria è divenuta celebre in tutto in mondo, non va tuttavia dimenticato il suo passato.
La particolarità delle vicende storico-politiche dell’Irlanda ne ha influenzato la letteratura, non solo dal punto di vista tematico-formale, ma anche da quello linguistico. Oltre che in latino (lingua usata soprattutto per opere eccleisastiche fino al XVII sec.) gli scrittori irlandesi si esprimevano infatti sia nella lingua originaria, il gaelico, che in quella dei dominatori inglesi.

La fase moderna della letteratura gaelica, dopo l’epoca celtica, inizia con la dominazione inglese e quindi non a caso con opere di carattere storico come la Foras Feasa ar Eirinn (Storia d’Irlanda fino ai Normanni, 1633-34) di Geoffrey Keating (ca. 1570-1650) e i cosiddetti Annàla Rioghachta Eireann (Annali dei quattro maestri, 1632-36) di Michael O’Cleirigh (1590 ca- 1643).
Opere di questo genere, mirando a salvare il patrimonio culturale nazionale, assolvono a una funzione politica così come la produzione bardica che, pur esaurendosi nel XVII sec. (tra i nomi maggiori: Tadhg Dall O’Huigginn, Pierce Ferriter, Turlogh O’Caroean), consegna la sua vocazione nazionalista a una parte della lirica, di ispirazione giacobita, del secolo seguente, caratterizzato altresì da un fiorire di poesia popolareggiante.
Le principali opere di questo secolo sono Caoineadh Airt Uì Laoghaire (Lamento funebre per Art O’Laoghaire) e Cuirt an Mheànoìche (Corte di giustizia di mezzanotte) di Brian Merriman.

Dal XVII sec. in poi, tuttavia, gli scrittori irlandesi fecero propria la nuova lingua inglese e la utilizzarono come veicolo per esprimere se stessi ad un nuovo pubblico, di certo più ampio rispetto a quello gaelico. Nel XIX sec. la letteratura d’Irlanda brilla per una lunga serie di importanti autori in lingua inglese, ma accanto alla loro opera, con la ripresa del sentimento nazionale, si registra un consapevole sforzo per ripristinare l’uso della lingua nazionale e per combattere l’influenza inglese.
Non si può quindi sottovalutare il significato letterario, oltre che politico, della Conneradh na Gaedhilge (Lega Gaelica), che, fondata nel 1863 da Douglas Hyde, da il via alla rinascita della cultura e della lingua gaelica una cui tappa fondamentale è costituita dalla rappresentazione della prima opera teatrale in gaelico Casadh an tSùgàin (1901) dello stesso Hyde al Teatro Drammatico Irlandese. Frutto di tale sforzo furono, da un lato, il ritorno sulla scena di opere in lingua gaelica e, dall’altro, la cosiddetta “rinascita letteraria irlandese”, movimento volto soprattutto al recupero e alla valorizzazione del patrimonio culturale nazionale in opere scritte in lingua inglese.

Nel secolo passato i nomi più significativi sono, in prosa, quelli di Tomàs O’Criomthain (1856-1937: An tOileànach, L’Isolano, 1929), di Muiris O’Sùileabhain (1904-1950: Fiche Blian ag Fàs (Vent’anni di giovinezza, 1933) dei fretelli Séamus e Seasamh MacGrianna, di Màirìn O’Cadhain e dei poeti Màirtìn O’Direàin, Sean O’Riordàìn e Mairie Mac an Tsaoi.

Per quanto riguarda la produzione letteraria in lingua inglese, grandi autori come Swift, Sterne, Shaw e Joyce, vengono giustamente inseriti nella maggiore letteratura inglese, ma non va sottovalutato il ruolo importante giocato da autori come W.B. Yeats, G. Moore, J.M. Synge, A. Gregory, promotori del tentativo di creare una letteratura nazionale che, pur in lingua inglese, non fosse meno irlandese nello spirito e i cui inizi sono segnati dalla fondazione della Irish National Theatre Society, da cui si svilupperà L’Abbey Theatre.

Sappiate inoltre che, durante i mesi estivi, studenti irlandesi e stranieri e studiosi si riuniscono in diverse località dell'Irlanda per partecipare in gruppo a corsi estivi dedicati a diversi scrittori irlandesi, ed ogni anno a centinaia si aggregano il 14 giugno alle celebrazioni dell'Ulisse di Joyce.
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