dea, holderlin

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gpdimonderose
icon10  view post Posted on 8/5/2013, 14:41




..... :wub: :woot: HÖLDERLIN*«Io non posseggo nulla di cui possa dire che sia veramente mio.I miei amati sono lontani e morti, e di loro non mi giunge più alcunavoce.La mia attività sulla terra è finita. Sono andato al lavoro pieno di voglia,per esso ho versato il mio sangue, e non ho reso il mondo più ricco neanche diun centesimo.Ritorno senza gloria e solo, e me ne vado per la mia patria, che siestende tutt’intorno come un giardino di morti. Ad attendermi resta forse soloil coltello del cacciatore, che si tiene noi Greci per divertimento, come fossimoselvaggina di bosco.Ma tu, sole del cielo, splendi ancora! Tu verdeggi ancora, salubre terra!Sussurrano ancora i torrenti che scorrono fin nel mare e alberi ombrosimormorano nel meriggio. Il canto di gioia della primavera culla i miei pensierimortali. La pienezza del mondo – vivo in ogni sua parte – nutre e sazia diebbrezza il mio penoso essere.O natura beata! Io non so che cosa mi accada, quando alzo i miei occhidavanti alla tua bellezza, ma ogni gioia del cielo è nelle lacrime che piangodavanti a te, come l’amato al cospetto dell’amata.Tutto il mio essere ammutolisce e si mette in ascolto, quando il dolcesoffio dell’aria gioca intorno al mio petto. Come perso nel vasto azzurro, volgospesso lo sguardo all’etere e dentro il salubre mare, e mi pare che uno spiritoaffine mi apra le braccia e il dolore della solitudine si sciolga nella vita delladivinità.Essere una cosa sola con tutto – è questa la vita della divinità, è questoil cielo dell’uomo.Essere una cosa sola con tutto ciò che vive; ritornare, dimentichibeatamente di se stessi, nel tutto della natura – è questo il culmine dei pensierie delle gioie, è questa la salubre vetta, il luogo dell’eterna quiete, in cui ilmeriggio abbandona la sua afa e il tuono perde la sua voce e il mare, nel suoribollire, assomiglia all’onda del campo di grano.Essere una cosa sola con tutto ciò che vive! A queste parole, la virtùdepone l’armatura con cui è pronta a fare la guerra, l’ingegno dell’uomo metteda parte lo scettro, e tutti i pensieri svaniscono al cospetto dell’immagine delmondo eternamente unito – cosa che capita anche alle regole che un veroartista si è costruito, una volta che questi si trovi davanti alla sua Urania –, e ildestino ferreo rinuncia a ogni dominio, e dalla lega degli esseri svanisce lamorte, e inseparabilità ed eterna giovinezza colmano di beatitudine e rendonobello il mondo.Mio Bellarmino, mi trovo spesso a quest’altezza! Ma basta che per unmomento io mediti, perché venga rigettato in basso. Rifletto e mi trovo come* F. Hölderlin, Iperione [1792-1799], Libro I, Lettera II & III.
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2ero prima, solo, con tutti i dolori propri di noi mortali, e l’asilo del mio cuore –il mondo eternamente unito – è perduto; la natura serra le sue braccia, ed io mene sto davanti a lei come un estraneo, senza comprenderla.Ah! non fossi mai andato alle vostre scuole. La scienza, che seguivo neisuoi scavi, da cui, in modo folle come di chi è giovane, aspettavo la confermadella mia gioia più pura – la scienza mi ha rovinato ogni cosa.Presso di voi sono diventato così ragionevole; ho imparato così bene adifferenziarmi da quanto mi circonda, che ora mi trovo isolato all’interno delnostro bel mondo, espulso dunque dal giardino della natura in cui crebbi efiorii, e rinsecchisco al sole del meriggio.Oh l’uomo è un dio quando sogna, un mendicante quando riflette, equando viene perso l’entusiasmo, se ne sta al mondo come un figlio fallito,cacciato di casa dal padre, che guarda i miseri centesimi che la compassione gliha voluto concedere lungo il cammino della sua vita».*«Ti ringrazio che tu mi chieda di raccontarti di me, che tu mi riporti allamemoria i tempi passati.Anche questo mi spinse a tornare in Grecia: il voler vivere più vicino aigiochi della mia giovinezza.Come il lavoratore nel sonno ristoratore, così il mio essere tormentatocade tra le braccia del mio innocente passato.Quiete della fanciullezza! Quiete celestiale! Quanto spesso me ne sto insilenzio davanti a te in amorevole contemplazione, e desidero pensarti! Ma inrealtà noi disponiamo di concetti solo per quel che una volta è andato male eche poi è stato ristabilito; della fanciullezza, dell’innocenza non abbiamo invecealcun concetto.Allorché ero ancora un fanciullo silenzioso e nulla sapevo di tutto quelche mi circondava, non ero allora ben di più rispetto ad oggi, con tutte le penedel mio cuore e con tutto il mio pensare e lottare?Sì! Il fanciullo è un essere divino, finché non si trova immerso neicolori camaleontici degli uomini.Egli è quel che è fino in fondo, ed è per questo che è così bello.La costrizione rappresentata dalla legge e dal destino non lo tocca; nelfanciullo non è che libertà.In lui è pace; non è ancora in discordia con se stesso. In lui non c’è chericchezza; conosce il suo cuore, ma non l’indigenza della vita. È immortaleperché non sa nulla della morte.Ma gli uomini non possono sopportare tutto ciò. Lui, il divino, devediventare come uno di loro, deve sapere che anche loro ci sono, e prima cheegli cacci la natura dal proprio paradiso, gli uomini lo adulano e lo trascinanofuori da esso, e gli insegnano ad imprecare e bestemmiare, affinché anche lui,come loro, si ammazzi di lavoro e abbia il sudore sulla fronte.
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3Ma è anche bello il tempo in cui ci si desta, se solo non ci si svegliaanzitempo.Oh sono giorni salubri, in cui il nostro cuore prova per la prima volta leproprie ali, in cui noi, nel bel mezzo di una crescita rapida e infuocata, fioriamoall’interno dello splendido mondo, come la giovane pianta, quando si schiude alsole mattutino e tende le sue piccole braccia incontro al cielo infinito.Come me ne andavo per le montagne e sulla riva del mare! Ah, quantospesso mi sedevo là col cuore palpitante, sulle alture presso Tino, e seguivo ifalchi e le gru, e le ardite e gaie navi che scomparivano laggiù all’orizzonte!Laggiù! pensavo, per di là anche tu vagherai un giorno, e mi sentivo come unoche, languendo, si getta in un bagno refrigerante e si versa le acquespumeggianti sulla fronte.Tutto sospirante, me ne tornavo nuovamente a casa. Se solo fosserotrascorsi gli anni della scuola, pensavo spesso.Bel giovane! Non lo saranno ancora per molto tempo.Che l’uomo durante la sua giovinezza creda l’obiettivo così vicino! è lapiù bella di tutte le illusioni con cui la natura soccorre la debolezza del nostroessere.E quando me ne stavo sdraiato tra i fiori e mi abbronzavo alla dolceluce primaverile, e volgevo lo sguardo all’azzurro sereno che avvolge la caldaterra, quando me ne stavo seduto tra gli olmi e i salici in grembo alla montagnadopo una pioggia ristoratrice, quando i rami vibravano ancora dei contatti conil cielo, e sopra il bosco gocciolante si muovevano nuvole dorate, o quando lastella della sera, colma di uno spirito di pace, spuntava insieme agli antichiadolescenti – i restanti eroi del cielo –, e vedevo come la vita in essi procedesseattraverso l’etere secondo un ordine eterno e senza fatica, e la quiete delmondo mi cingeva e mi dava gioia; al punto che ero tutto preso e in ascolto,senza sapere che cosa mi accadesse – “mi vuoi bene, Padre buono in cielo!”chiedevo allora sommessamente, e sentivo la sua risposta così certo e beato nelcuore.Oh tu, che io invocavo, quasi tu fossi oltre le stelle, che io chiamavoCreatore del cielo e della terra, idolo benigno della mia fanciullezza, tu nonsarai adirato che ti ho dimenticato! Perché il mondo non è povero abbastanzaaffinché si cerchi, fuori di esso, ancora Uno?1Oh se il mondo – la splendida natura – è figlia di un padre, non è ilcuore della figlia il suo stesso cuore? Non è il padre la cosa che piùintimamente la compenetra? Ma io allora lo posseggo? E lo conosco?È .....................................



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